Una delle principali attrazioni del borgo antico di Agropoli, comune cilentano della provincia di Salerno, è senz’altro il Castello Angioino Aragonese situato nel centro storico. Un tempo fortezza e presidio militare ma anche residenza nobiliare, oggi il Castello è un luogo affascinante da visitare per la sua storia ed è anche lo scenario di eventi culturali e di spettacoli teatrali all’aperto. Ogni anno, per esempio, ospita la rassegna Settembre Culturale.

Come arrivare al Castello Angioino Aragonese di Agropoli

Per chi viaggia in treno, la stazione ferroviaria da raggiungere è quella di Agropoli-Castellabate, partendo dalle stazioni di Napoli o Salerno. Se si viaggia in macchina, dalla A 3 Salerno-Reggio Calabria, l’uscita da imboccare è quella per Battipaglia e a seguire la Statale 18 in direzione Capaccio-Paestum-Agropoli.

Il Castello di Agropoli si trova in via S. Del Vecchio, nel cuore del piccolo centro cilentano a due chilometri circa di distanza dalla stazione ferroviaria. Il Castello si trova a soli 700 metri da Piazza della Repubblica, dove è presente un Infopoint, rivolgendosi al quale è possibile richiedere ogni genere di informazione per un perfetto soggiorno ad Agropoli, dalle principali attrazioni turistiche a consigli di carattere enogastronomico.

Durante il periodo estivo, è possibile raggiungere la città cilentana anche grazie ad un collegamento via mare con aliscafo da Salerno per il porto di Agropoli.

Castello di Agropoli: orari e visite

Il Castello di Agropoli è visitabile tutti i giorni e l’ingresso ha il costo due euro. Gli orari di apertura nel periodo autunnale e invernale sono dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:00, il sabato e la domenica con orario continuato dalle 09:00 alle 19:00. Nel periodo estivo, invece, il Castello è aperto tutti i giorni con orario continuato dalle ore 9:00 alle 24:00.

La storia del Castello Angioino Aragonese di Agropoli

La prima costruzione del Castello risale ai bizantini, intorno al VI secolo, che fecero di Agropoli una loro roccaforte e un attracco per la flotta. Nel corso del X e XI secolo i Normanni rinnovarono la struttura e iniziarono la costruzione delle mura, rimaste inalterate e di cui si può ammirare ancor’oggi lo stile normanno-svevo.

Il Castello fu sottoposto a diverse ristrutturazioni, in particolare ad opera di famiglie vicine alle due casate che ebbero il dominio sul Mezzogiorno, vale a dire Angioini ed Aragonesi. Nel XV secolo Giovanni Sanseverino conte di Marsico, feudatario di Alfonso V d’Aragona, diede inizio ad una ristrutturazione generale del Castello fino all’aspetto attuale dell’edificio. Venne costruito un fossato, la pianta dell’edificio a base triangolare passò ad essere a base quadrata e vennero rinforzate le fortificazioni.

Ben presto il Castello perse la sua funzione prettamente difensiva, per diventare in epoca vicereale e nel corso del Settecento la sede prescelta dalle grandi famiglie feudatarie come i Sanseverino, i Grimaldi di Eboli, i Caracciolo di Trentinara e i Sanfelice. Oltre ad essere residenza nobiliare, il Castello aveva al suo interno le celle carcerarie, la sede del giudice e la guardia.

Nel 1806 Napoleone fece diventare il Castello un presidio del Genio Militare, come stazione per i soldati e armamentario, facendo di Agropoli il baluardo della difesa dell’intera costa del Principato Citra.

Ci sono alcuni nomi di personaggi storici legati al Castello, come la figura di Luisa Fortunata de Molina, detta la Sanfelice, che aveva sposato Andrea Sanfelice nel 1764 e che trascorse lunghi periodi di residenza al Castello. La donna collaborò con la rivoluzione napoletana del 1799 e morì decapitata per aver rivelato l’intenzione criminosa dei fratelli Baccher contro la Repubblica. È lei la donna che ispirò l’opera di Alexandre Dumas “La Sanfelice”.

Il Castello di Agropoli è un luogo tanto suggestivo e poetico da essere fonte di ispirazione per scrittori, come la francese Marguerite Yourcenar nel suo romanzo “Anna, soror” e lo stesso Giuseppe Ungaretti, che visitò il Cilento nel 1932 e rimase colpito dalla bellezza di Agropoli e del suo borgo, come si legge nella sezione “Mezzogiorno” del volume “Il deserto e dopo”.